A differenza dei pogrom contro armeni, ebrei
e greci ordinati tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento dall'ultimo
sultano ottomano, Hamid II, lo sterminio portato a compimento durante la Prima
Guerra Mondiale dal sedicente partito "progressista" e
"modernista" dei Giovani Turchi fu attuato con meticolosa
scientificità. Sulla base dell'ideologia nazionalista e razzista panturanista e
panturchista, leader come Jemal, Enver, Talaat Pascià prima e Mustafà Kemal poi
(sotto il quale la persecuzione si trascinò fino al 1922) gli ottomani
trucidarono circa un milione e mezzo di armeni cristiani, colpevoli soltanto di
professare un credo religioso diverso. Come i nazionalsocialisti tedeschi che
consideravano gli ebrei una razza inferiore e con tale spregevole motivazione
pianificarono la "Soluzione Finale", anche i Giovani Turchi
trattarono gli elementi "non turchi" alla stregua di esseri
"subumani". Come è noto, lo stesso premio Nobel per la letteratura,
Orhan Pamuk (espatriato recentemente negli Usa), ha più volte invitato i propri
connazionali a fare i conti con il "genocidio" armeno, scatenando le
ire del governo di Ankara che si rifiuta ancora oggi di ammettere il primo
"olocausto" della storia contemporanea.